18 Maggio 2008 E-government Segnalazioni

L’innovazione e il web 2.0 a Forum PA 2008


Lunedì sono stato al Forum PA dove ho partecipato ad un convegno su innovazione e web 2.0.

L’incontro, ottimamante condotto da Mauro Lupi, si è svolto all’insegna della “contaminazione” (parola chiave del Forum di quest’anno). Si è parlato infatti di innovazione e web 2.0 con riferimento a quanto accade nel mondo dell’impresa oltre che nella Pubblica Amministrazione.

Tra le questioni affrontate quella principale è stata la constatazione che, nonostante le eccezionali potenzialità, le dinamiche 2.0 sono ancora poco diffuse in ambito pubblico. L’intervento che più mi ha colpito è stato quello all’insegna del “si può fare” di Gianluigi Cogo, a cui vanno i miei complimenti non solo per la relazione ma per l’entusiasmo che mette nella sua attività di “evangelismo”.

Da parte mia ho tentato di smontare il falso mito per cui non ci sono le leggi della PA 2.0; le norme esistono già ed è giusto che siano applicate per rivitalizzare l’amministrazione e migliorare la qualità della vita dei cittadini.

Qui e qui trovate due resoconti più dettagliati. In attesa che siano pubblicati gli atti sul sito ufficiale, di seguito riporto le mie slides.

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5 commenti su “L’innovazione e il web 2.0 a Forum PA 2008

  1. Ti ringrazio per i complimenti. Preciso solo che fare l’evangelista non è una cosa sempre gratificante. Spesso ti danno per matto 🙂
    Ma bisogna insistere 🙂
    Keep in touch!

  2. Mi preoccupa la necessità di evangelisti.
    Mi preoccupa perché prova quanto sia gigantesco il degrado culturale, creato dal bisogno di un approccio consumistico alla diffusione dell’accesso al Web.
    Il pericolo più grande, adesso, mi sembra lo sbilanciamento di evangelizzazione che si potrebbe manifestare, procedendo nella realizzazione di una PA 2.0 da presentare ai cittadini come una soluzione piovuta dal cielo.
    Vorrei che l’evangelizzazione potesse procedere in parallelo, nel contesto PA e nel contesto Cittadinanza.
    Si dovrebbe far tesoro del fallimento dei progarmmi governativi (UE – Nord America e Asia-Oceania) che all’inizio degli anni ’90 cercarono un compromesso tra l’approccio normativo e l’approccio collaborativo (allora emergente) alla regolamentazione dei sistemi aperti.
    Il fallimento fu determinato dalla scelta di privilegiare gli interessi industriali più forti.
    Il danno maggiore di quella scelta lo stanno pagando i paesi che non seppero far valere i propri interessi.
    Si sta forse per ripetere lo stesso tipo di errore?
    Per evitare quel rischio, non converrebbe accertare che anche l’evangelizzazione dei cittadini si stia attivando, in contesti che possano fungere da “contraltare” all Forum PA?
    Mi spiace per lo sproloquio .. spero di non esser preso per matto .. 😉

  3. @ Luigi Bertuzzi
    Innanzitutto grazie per tutti gli spunti che mi hai dato con il tuo commento 🙂

    La tua analisi è lucidissima e mi fa venire in mente alcune riflessioni.

    1. Gli evangelisti come gigicogo sono necessari in questa fase (anzi, magari ce ne fossero di più con la sua competenza ed il suo entusiasmo) proprio per scongiurare il rischio delle soluzioni (inutili se non addirittura controproducenti) imposte dall’alto. Più si evangelizza più si stimola un approccio critico ai problemi e alle soluzioni da parte dei cittadini.

    2. Concordo con te sul fatto che ci sia ancora molta strada da fare e che il rischio sia quello di normative non condivise ma qualcuno sta già tentando un approccio 2.0 alla legislazione. Di seguito ti riporto alcuni link significativi:
    http://www.cittadinidigitali.it
    http://dietrolequinte.bloglist.it/2007/11/04/internet-10-punti-per-la-politica/
    http://www.davidorban.com/2007/12/open_government/en/

    A mio parere sarebbe auspicabile unire tutte le forze e le intelligenze per evitare di disperdersi.

  4. @ Ernesto Belisario

    ho guardato solo ora i rimandi ai link del tuo commento, pensando all’auspicio di una unione di forze e intelligenze che (dico io) permetta di creare un contesto dimostrativo di comportamenti anti-dispersione.

    Senza un contesto in cui riconoscersi le analisi lasciano il tempo che trovano.

    Per contrastare la dispersione un’analisi dovrebbe contribuire a innescare un processo di individuazione, scelta e integrazione di componenti che, a loro volta, concorrano a definire le caratteristiche strutturali (meglio: “di sistema”) del contesto in cui si può decidere di riconoscersi.

    L’equazione che fa L. Lessig, nel video del tuo terzo link: Open Data = Open Source .. mi sta stretta; forse sbaglio, ma l’Open Source lo metterei in relazione con i processi di gestione della cosa pubblica, non solo con i dati. Forse s’intende vedere la disponibilità dei dati come un punto di partenza .. per arrivare a processi di gestione condivisi?

    Vorrei proprio che si riuscisse a vedere l’importanza di favorire la nascita – dal basso – di contesti organizzativi anti-dispersione .. pensando che il Web è nato appunto da contesti in cui il gestore di risorse (leggi: Sistema Operativo di ambienti di calcolo prevalentemente scientifico) evolve in funzione dei bisogni degli utenti.

    Possibile che nessuno arrivi a pensare di “traslare” l’assetto organizzativo di tali contesti .. verso il problema gestionale politico – amministrativo e/o sociale?

    La creazione di quei contesti fu possibile perché Università e Centri di Ricerca compresero la necessità di condividere oneri e rischi di gestione di un patrimonio di conoscenze e di risorse fuori dalla portata dei singoli.

    Non si capisce ancora che quella storia oggi potrebbe avere un’ottima ragione per ripetersi, con un ovvio cambiamento degli attori?

    Le domande naturalmente sono io che me lo pongo, in attesa di capire come rifrasarle e, se e quando saranno formulabili, a chi rivolgerle.

I commenti sono chiusi.

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